“Straordinario come a volte ci si senta rapiti e coinvolti dalla musica…
…alla creazione di questi particolari momenti è finalizzato il progetto Ktêma.”
Riuscire a raccontare, con il linguaggio della Musica, ciò che non può essere narrato neppure con le parole più segrete: questo è il mio compito.
Io sono Ktêma, un diffusore acustico.
Sono stata forgiata dall’unione della vecchia e perseverante esperienza con lo spirito leggero, libero ed indagatore.
La mia nascita è stata un pò frutto del caso, dello strano destino delle cose più semplici, ma affascinanti, quelle che mettono in moto le grandi passioni, i grandi entusiasmi.
E’ stato per questo misterioso inanellarsi delle vicende che una semplice frase, scritta con il pennarello a margine di uno schema elettrico, ha potuto rappresentare l’ìncipit di tutto un laborioso progetto che piano, piano ha preso corpo e spessore, generando il mio concepimento…
Questa frase è stata inviata, a colui che nel tempo mi ha fatto “prendere forma”, da un amico con il quale, nei molti anni, egli aveva costantemente intessuta una puntuale ed attenta ricerca, intenta a scavare nei significati più nascosti e profondi del “cosa voglia dire” fare riproduzione musicale.
Quest’amico aveva scritto…
Greci dicevano “Ktêma eis aei”:
un valore per sempre, qualcosa che nel tempo non può essere messa in discussione.
L’opposto di “Panta rei”: tutto passa, tutto scorre.
A quando un diffusore “Ktêma eis aei” al posto dei tanti “Panta rei”?
Era un invito, dunque, che lo spronava a realizzare qualcosa che “rimanesse”, che fosse “valore per sempre” in un mondo che, invece, sempre scorre, che obbligatoriamente corre perché intessuto di tecnologia, di ricerca che per definizione è sempre nuova, sempre in un continuo, a volte sterile, superamento di se stessa… si trattava, allora, di riuscire a trovare una stabilità nella impetuosa e continua “corrente” delle forme… e fu chiaro, sin da subito, che la sfida era davvero affascinante!
Così il mio “formatore” pensò che era bello continuare l’attività progettuale riuscendo ad approdare ad una specie di “testimonianza” che potesse persistere nel tempo: quasi una “scialuppa” che galleggiasse sulle imprescindibili onde del “panta rei”…
In fin dei conti, dai tempi dell’ormai mitico “Snail”, che con la sua incredibile struttura (giustamente definita “leonardesca” dalla stampa di settore) aveva dato l’avvio ad un nuovo modo di concepire il trasduttore acustico, molta acqua era passata sotto i ponti della riproduzione musicale.
Il mio progettista aveva mantenuto, nel tempo, un coerente approccio, una caparbia e spontanea artigianalità che sempre avevano rappresentato un saldo continuum nella realizzazione di tutti i diffusori che mi hanno preceduta.
Tutti figli di una stessa ispirazione e di un costante desiderio di bellezza e di semplicità…
Ricordo, con estremo orgoglio, quando, a differenza di tutti i vari progettisti che ricercavano soluzioni nelle nuove tecniche e nei nuovi materiali, Franco Serblin decise di “andare a Cremona”, nella patria mondiale della liuteria per cercare di capire quale fosse l’essenza e l’origine dell’armonia, della musica… interrogando gli artigiani, le loro “tavole armoniche”, le loro vernici, cercando di fare proprio il gesto lento e sapiente che sapeva trattare quei legni e renderli pronti a suscitare emozioni… nutrendosi poi di ammirazione e stupore nel contatto con i grandi Maestri che sapevano, da quel lavoro, da quei mirabili strumenti, far sprigionare Musica sublime: Salvatore Accardo, Uto Ughi… nella malia di quella “Sala dei Violini” del Palazzo Comunale di Cremona dove egli ebbe l’onore di poter presentare alcune sue creazioni.
Un lungo elenco di “strumenti da musica” che rappresentano la mia “Galleria degli Antenati”: affascinante rassegna
di prodotti che già porta a presentire quale sarà la mia voce, ulteriore frutto di quella fertilità creatrice che ha dato vita, nel corso di trent’anni di appassionato lavoro, a capolavori che ormai appartengono alla storia della riproduzione musicale.
Comunque era chiaro che solo tenacemente ricercando, scavando, rimuovendo, alleggerendo, essenzializzando ed infine operando una fondamentale sintesi, il mio progettista poteva partorire un diffusore, nuovo ed antico, che felicemente si allineasse con tutte le “sorelle” che prima di me avevano vista la luce.
Era anche chiaro, però, che, per definizione, non vi può essere “un prodotto” che possa resistere all’assalto del nuovo e all’evoluzione delle tecniche, ma che, invece, saranno “l’essenza” del prodotto e la sua “ragion d’essere” che permarranno, perché in sé correlate a funzionalità, a correttezza e ad una specie di universalità che riusciranno a fargli scavalcare il condizionamento e l’usura delle mode e del tempo.
Dovevo io, quindi, incarnare “un principio reggente”, immutabile nel tempo e contemporaneamente “materializzato” nel prodotto concepito… dovevo essere la mirabile fusione del “Ktêma eis aei” con il “panta rei” !
E così, essendo chiaro che “la credibilità” e “l’evocatività”, dell’evento riprodotto, sono le semplici esigenze di ogni vero appassionato (di colui, cioè, che vuole usare l’impianto per godere della musica e non usare la musica per godersi il suo impianto), è nata, nel mio creatore, la necessità di impadronirsi di un nuovo, forte concetto che doveva essere momento della conquistata sintesi, che doveva conciliare le molte esigenze che deve avere un prodotto, per essere raffinato, funzionale ed utile. Prodotto non presuntuoso, quindi, non invasivo, destinato ad entrare nelle case di persone desiderose del “bello” e del “giusto”, umile strumento di riproduzione e non ingombrante oggetto che pretende di essere protagonista, rovesciando il concetto stesso di servizio, di funzione…
Sarebbe stato normale, per chi mi ha progettata, pensare ad un grande ed importante diffusore, maestoso e possente, in grado di frastornare e stupire, dalle possibilità acustiche oltre il limite della percezione, dalle indefinite regolazioni, dalla roboante personalità, pensare, insomma, ad un prodotto che, in fin dei conti, sarebbe stato il facile frutto di una ormai pluridecennale conoscenza di tecnica e componentistica.
Ma il bisogno di semplice verità e “misura” è sempre stato il leitmotiv, il motivo conduttore, che informava e reggeva tutto il progetto dal quale io sono nata, progetto che non poteva non tenere in salda considerazione le necessità del normale e vero appassionato di musica: non dover piegare l’estetica del proprio arredamento e le regole dell’abitare a strumenti dall’aspetto “professionale”, concepiti per studi di registrazione o per sale realizzate esclusivamente per proporre audizioni, sperimentazioni e confronti.
Sono stata voluta, insomma, come creazione fresca, consapevole e semplicemente innovativa: una tranquilla ed affascinante “compagna di viaggio”, in grado di regalare ore ed ore di felice ascolto ad ogni appassionato di “buona volontà”.
Dovevo portare in me un nuovo e forte concetto, ma nel contempo dovevo essere dotata di eleganza, funzionalità e facile fruibilità.
Molti, pertanto, erano i vettori che si combinavano per sfociare nella chiara concezione che avrebbero permessa la mia nascita, e, di questi, parecchi erano assolutamente anticonvenzionali.
Comunque, da molto tempo prima che io nascessi, nella mente di chi mi ha realizzato, turbinava un pensiero, un’idea: riuscire ad evidenziare, nella scatola sonora che racchiude l’evento musicale riprodotto, ciò che conta di più, ciò che, normalmente, cattura di più l’attenzione dell’ascoltatore….
E’ così che è sbocciata questa idea di sottolineare il “proscenio”, il luogo centrale dell’evento, idea che ha dato un perché ed una forma ben precisa a tutta la mia consistenza. Forse, è stato proprio il sentire la necessità, da parte del mio progettista, di riprodurre l’evento musicale nel modo più immediato, naturale e semplice possibile, che ha portato in campo il desiderio di far percepire, nel più chiaro dei modi, il tipico luogo della rappresentazione: il centro del palcoscenico. Il luogo ove avviene l’azione scenica, ove l’ attenzione si concentra, ove si percepisce lo spazio virtuale che circonda il concertista, il solista, il cantante, l’elemento, insomma, che è il punto focale dell’ascolto.
E attorno a questo punto, si deve articolare tutto lo sviluppo del “contorno”: l’orchestra o il complesso cameristico o il gruppo degli strumentisti.
Due funzioni idealmente e semplicemente esemplificate: un centro ed il suo spazio circostante.
Anche tecnicamente parlando e stata operata una ben precisa scelta di campo, mettendo il massimo dell’attenzione e della cura nel non disturbare, nel non “sporcare” la parte centrale dello spettro acustico. La parte più delicata e sensibile, ove l’orecchio percepisce le più insignificanti variazioni, ove la ricchezza e completezza armonica mettono in risalto la realtà timbrica degli strumenti, ove tutte le relazioni di fase devono essere attentamente considerate e rispettate. Io so che v’è stato un lavoro di alcuni anni per selezionare quei tre componenti inseriti nella mia parte frontale e so che quei tre trasduttori rappresentano lo stato dell’arte della componentistica ed incarnano una consolidata realtà, convalidata, nei più prestigiosi laboratori, da continui ed attenti ascolti.
Vi è stata, insomma, la chiara consapevolezza che il fine ultimo della riproduzione musicale non è quello di adeguarsi ai parametri tecnici, bensì, nell’obbligatorio rispetto dei più sofisticati parametri tecnici, quello di rendere “felice” l’orecchio dell’ascoltatore.Così è nata questa mia parte frontale, curatissima e salvaguardata da qualsiasi possibile interferenza o disturbo.
Centro e spazio circostante, dunque: punto nodale e supporto di contorno. Scelte chiarissime che hanno determinata la costruzione di tutta la mia intelaiatura.
Principi reggenti, quindi, scaturiti da logica e stringente razionalità, che hanno spianata la strada ad una esecuzione formale retta da semplice consequenzialità: quando il processo logico principiale è corretto, il prodotto che ne deriva non può che essere altrettanto corretto.
Ed ecco, allora, che questa “parte di contorno”, incaricata di fornire il giusto supporto alla parte solistica, ha acquisito una sua valenza ben precisa: una diffusione posteriore che accompagna e si integra con il “cuore” della musica senza invaderla, senza offuscarla.
La parte grave è stata, così, ottimizzata in una guida d’onda (seguendo la strada maestra tracciata da illustri autori come Allison, Klipsch, Snell, Berkovitz…) che per mesi e mesi è stata oggetto di una attenta accordatura, sfociata in una interessantissima, nuova particolarità: offrire alle membrane degli altoparlanti una uguale “resistenza” sia per l’onda anteriore che per quella posteriore, creando, nella oscillazione, una “sincronicità” dai risultati assolutamente inaspettati .
Ovviamente io vi sto raccontando tutto ciò dal mio punto di vista, da come io percepisco la mia unitarietà, da come, cioè, vivo la qualità del suono che da me promana: fatto, questo, che trascende il semplice aspetto tecnico e si colloca in un mondo ove, sulla “base” della obbligatoria coerenza tecnica, si è innestata “l’altezza” dell’ascoltare con la massima consapevolezza.
E so, quindi, perfettamente che la felicità e l’emozione derivate dal mio ascolto saranno direttamente proporzionali alla sensibilità, alla cultura e alla conoscenza musicale del mio fedele ascoltatore.
Io sono già stata, per un lungo anno di verifica e di maturazione, ospite nell’abitazione di Andrea Bocelli e l’ammirazione e la stima che lui mi ha dimostrato mi ha inorgoglita e resa sicura sul mio “modo” di porgere la riproduzione, sulla mia, personalissima, “versione dei fatti”…
Di me, il famoso cantante, così ha scritto al mio progettista:
Carissimo Sig Serblin, sono seduto di fronte ai diffusori, … e ascoltando il mio album…. ho sentito il bisogno di afferrare il computer e di scriverLe…. e congratularmi con Lei, per la qualità di questi diffusori e il piacere che conferiscono all’ascolto. Anche la mia voce sembra più bella e calda!
I miei amici e produttori americani sono rimasti affascinati dalla pulizia e dalla presenza del suono. Un vero e proprio teatro in casa, dove il cantante è proprio lì.. davanti a te..
…congratulazioni vivissime per un “valore che è per sempre”…
Andrea Bocelli.
Ora non mi resta che augurare anche a voi un buon ascolto… da parte mia devo dirvi che il mio lavoro lo sto facendo con grande soddisfazione perché sono convinta che quella affascinante sfida, di cui vi parlavo all’inizio, sia stata proprio vinta…
vostra Ktêma.
Panoramica
Tecnica
Tecnica e fine artigianato nel rispetto di un ideale continuità. Proporre il passato in modo nuovo per dare ulteriore senso e concretezza al bisogno di godimento della musica.
Proscenio
Punto focale dell’evento teatrale. Ispirazione del progetto.
“Ktêma eis aei”
Greci dicevano “Ktêma eis aei”:
un valore per sempre,
qualcosa che nel tempo
non può essere messa in discussione.
Specifiche
Geometry: four-way topology, five units. The two low-frequency radiators are compression-loaded and room-interfaced at the lower part of the rear of the enclosure. Above the “fusion” frequency, the mid-high cardioid radiators reproduce the significant part of the spectrum, at the top section of the front of the cabinet.
The cabinet is a rigid, triple arch-shaped structure. The two lateral front cheeks are concave, while the woofer compressor is convex.
The tweeter is a well-established and time-proven 28mm soft-dome unit, created by Ragnar Lian, one of the greatest Danish masters of transducer design.
The midrange array consists of two custom-made 4in units in a stepcompensated baffle, in a cardioid acoustic-resistance configuration, for the most accurate reproduction of the musical perspective.
The woofers are custom-made 9in metal cone, piston performanceoptimised units, in a compression-controlled and room-interfaced configuration.
The crossover is a mutational variable slope, coherent spatial radiation design.
Yter pure Silver-Palladium mono-wiring used throughout.
Frequency Response: 26Hz - 33Khz, in room Nominal Impedance: 4 ohm (minimum 3, 2 ohm at 70 Hz) Sensitivity: 92 dB/W/m Minimum power amplifier: 20W per channel Dimensions: 42,5 cm × 46 cm × 111 cm (unpacked) 52 cm × 57 cm × 110,5 cm (packed) Weight: 110 kg/pair (unpacked) - 127 kg/pair (packed)
Finishing: High gloss piano black, hand-polished aluminium top & bottom Satin Sycamore, hand-polished aluminium top & bottom